L’Italia è uno scrigno di tesori caratterizzati da incantevoli scorci e paesaggi unici al mondo. Al sud, e più precisamente in Sicilia, si trova uno dei giardini più belli d’Italia: il Parco Paternò del Toscano, conosciuto come “il giardino sulla lava” poiché su una colata lavica del XV secolo, rare piante tropicali si sono integrate perfettamente all’interno di una vegetazione boschiva della macchia mediterranea. Grazie al garden tours Catania Sicily Etna è possibile visitare il giardino botanico e perdersi tra le innumerevoli bellezze che questo luogo magico conserva gelosamente. Il proprietario, Ettore Paternò del Toscano cominciò a dar vita negli anni 50′ del 900 al suo personale giardino privato a due passi dall’Etna e precisamente a Sant’Agata Li Battiati, poco distante da Catania, scavando, creando terrazzamenti, piantando sui suoi 3 ettari di terreno, diverse specie di piante tropicali.
All’interno del Parco sono state piantate nel corso degli anni, circa 1000 palme, grande passione di Paternò, appartenenti a più di 50 specie diverse. Ancora oggi degli studiosi selezionano direttamente sul posto (in Cile, Argentina, Australia, Guatemala, India, Messico e Uruguay) le piante più sane e più rigogliose per poi riprodurle all’interno del Parco, ottenendo di fatto un grande successo. Degli splendidi esemplari di Brachychiton Rupestris, Washingtonia, Trachicarpus, Trihthrinax Canegestris, Yuccae, Agavi e centinaia di piante tropicali si arrampicano sinuosamente su antichi residui lavici, fino al culmine della collina sulla quale sorge la dimora padronale, che si fonde sommessamente con l’ambiente circostante grazie a terrazzamenti asimmetrici accuratamente allocati dal creatore del giardino.
Diverse specie autoctone fanno da cornice al giardino botanico, specialmente nella zona centrale della tenuta, dando vita al bosco etneo, dove è possibile ammirare: pistacchi, roverelle e bagolari, rimanendo inebriati del profumo del bosco dell’Etna, caratterizzato da mirti, querce, castagni e felci. Il giardino è costellato di punti di osservazione e panchine in maioliche di Caltagirone dell’Ottocento che invitano il visitatore ad ammirare Agavi e Yucche, oltre a due monumentali esemplari di Dracaena Draco ed alla preziosa collezione di palme. Il paesaggista, Paternò del Toscano era un grande amante dei giardini non artefatti ma naturali, caratterizzati da un’alternanza di zone di sole, in grado di penetrare attraverso gli alberi, e zone di ombre.
L’obiettivo primario che si prefiggeva era di ricreare una certa armonia all’interno del luogo, dotando il giardino di anima e di personalità. Affascinato dal gioco di luci e ombre, Paternò del Toscano diede vita ad un percorso di sentieri ed angoli inaspettati, un equilibrio delicato tra natura selvaggia ed intervento dell’uomo. Tutto doveva sembrare il più naturale possibile nonostante la sistemazione delle piante dovesse essere pianificata, la mano dell’uomo non si sarebbe mai dovuta vedere. Nel corso degli anni, il Parco è stato meta di molti visitatori ed ammirato anche da famosi paesaggisti e botanici di tutto il mondo. Tra questi, Burle Marx, rinomato architetto brasiliano rimase letteralmente incantato dal luogo e di come Ettore Paternò del Toscano aveva piantato gruppi di Trachicarpus Fortunei all’interno di una terrazza, rivisitando il patio islamico, ambiente tipico delle costruzioni nel bacino del Mediterraneo