
Specie: Nerium oleander L.
Famiglia: Apocynaceae
Origine: dal Mediterraneo al Myanmar
Nome comune: Oleandro
Descrizione: Pianta arbustiva, di 2-5 metri, con chioma ovoidale, espansa più o meno regolare. Foglie persistenti, semplici, con lamina coriacea, lanceolata e affusolata, con apice acuto e margine intero, di color verde scuro, lucide nella pagina superiore. Fiori ermafroditi grandi e decorativi, tubulosi, larghi 3-5 cm con petali semplici o doppi di color biancastro, rosato, o rosso-violaceo, riuniti in infiorescenze terminali a cime corimbose, lunghe fino 8-10 cm. Pianta molto rustica, si adatta a terreni argillosi compatti, ma anche a quelli sabbiosi e poveri. La pianta era conosciuta sin dai tempi dei greci e sembra sia ricordata nell’Antico Testamento, con il nome di “Salice di fonte”. Il termine Nerium è di origine greca (neros = fresco) e parrebbe alludere alla frequente presenza delle piante nei greti dei fiumi. I greci lo chiamavano “Rhodafne”, in quanto la pianta richiamava in sé sia la bellezza della rosa che dell’alloro. Pianta fortemente tossica, è ricordata anche nelle Metamorfosi di Apuleio, in quanto il protagonista evita appena in tempo la morte perché aveva scambiato l’oleandro con la rosa che era la pianta che doveva mangiare per ritornare uomo. Anche se non certo, sembra che alcuni soldati francesi morirono in Spagna per avere mangiato carne infilzata in un ramo di oleandro utilizzato come spiedo. Secondo una tradizione popolare di questa pianta era la verga che S. Giuseppe, in quanto pretendente alla mano di Maria, portò al tempio e che subito fiorì.