
Specie: Pistacia terebinthus L.
Famiglia: Anacardiaceae
Origine: Dal Mediterraneo alla Penisola Arabica
Nome comune: Terebinto
Descrizione: Cespuglio o piccolo albero, alto 1-5 m, con odore resinoso. Fusto con corteccia bruno-rossastra, glabra nei rami giovani e provvista di lenticelle. Le foglie sono decidue, alterne, con picciolo rossastro, un po’ allargato alla base, imparipennate, provviste di foglioline alterne, coriacee, di colore verde lucente più scuro nella pagina superiore, più pallido e grigiastro in quella inferiore, pelose in fase giovanile poi glabre. Infiorescenza all’apice dei rami, a forma di pannocchia piramidale, ramosa, con fiori unisessuali, verde o rossiccia. I fiori sono privi della corolla; i maschili hanno il calice diviso in 5 lacinie più o meno uguali; quelli femminili sono formati da 3 carpelli saldati, di colore rosso. I frutti riuniti a grappolo sono piccole drupe subglobose, dapprima verdastre poi rosso-brunastre a maturazione. Cresce nella macchia mediterranea in siti caldi e aridi. Il nome del genere deriva dal greco, pistáke, pistacchio, mentre l’attributo specifico è l’antico nome greco della pianta. Il terebinto è utilizzato come portainnesto per la coltivazione del pistacchio, formando pistacchieti naturali rinselvatichiti, specie in Sicilia. I frutti, conservati sotto aceto come i capperi o nel sale come le olive, erano considerati il cibo dei poveri e avevano la fama di essere afrodisiaci; si utilizzano per aromatizzare le carni e per preparare particolari tipi di pane.